2024, Dicastero per la Cultura e l'Educazione, Vaticano

Today is yesterday’s tomorrow , Dicastero per la Cultura e l’Educazione, Vaticano, 2024

Il cambiamento climatico ci insegna che gli esseri umani non sono altro che un elemento tra tanti in una vasta rete. Non c’è altro “centro” che la relazione tra tutti gli esseri e le cose in co-attività, e la mia pittura riflette questa visione dello spazio: “il luogo reale è la relazione con il mondo”.

Julie Polidoro

 

ABBRACCIARE IL FLUIRE DELLA VITA

È a una lettera del poeta romantico John Keats che dobbiamo l’origine di un curioso concetto. Il 22 dicembre 1817, Keats scriveva ai fratelli George e Thomas annunciando di aver compreso qual era il segreto che garantisce la piena realizzazione di un essere umano. E questo segreto era la capacità di camminare nell’incertezza; di abbandonarsi al fluire, anche nel dubbio, attraverso gli enigmi della vita; di lasciarsi andare serenamente a quanto gli era dato vivere, senza fughe né risentimenti; e, soprattutto, di non cadere nell’errore di valutare il flusso della vita unicamente con la viziata macchina del calcolo o della ragione. Il lavorio della vita in noi è al di là di tutto ciò, insisteva Keats – e insiste Julie Polidoro –. Questa capacità di condurre la propria imbarcazione attraverso un oceano vasto e sconosciuto, in assenza di mappe rigide e di forme esaustive di controllo, Keats la definiva “capacità negativa” (negative capability). “Negativa” perché contrapposta alla necessità “positiva”, che riconosciamo in noi, di prevedere, di scrutare minuziosamente, o di assicurarci un esito immediato, come se la vita fosse riducibile a un copione.
Le opere di Polidoro, che abbiamo la gioia di accogliere in mostra nel Dicastero per la Cultura e l’Educazione, parlano dell’apertura della nostra sensibilità a criteri non puramente empirici, nella ricerca di una sintesi più polifonica e integratrice dell’umano, dove, per esempio, l’immaginazione, il sentimento o la fede non siano relegati a uno statuto epistemologico di minorità, quasi non avessero nulla da dire sull’esistenza. Sì, i libri contabili dicono qualcosa della realtà, ma non dicono tutto, e non dicono il più importante. La vita è certamente quell’intersezione di spazio e tempo che ben conosciamo, ma, come ricorda l’artista, l’esistenza ha bisogno, per acquisire piena coscienza di sé, della parabola atmosferica, di cieli dilatati e senza frontiere. Per questo, nella sua pittura Julie Polidoro non interroga soltanto il tempo ma anche le nostre strategie per comprenderlo, accettando la realtà che noi dobbiamo spesso relazionarci con ciò che appare in un primo momento come incomprensibile, misterioso e contraddittorio, e che solo in seguito si rivelerà.

José Tolentino de Mendonça


2023, Palazzo delle Esposizioni, Roma

Social Distance, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2023

SOCIAL DISTANCE di Julie Polidoro ripropone, ampliata, una precedente mostra dell’artista alla Galerie Valérie Delaunay di Parigi. Sono esposte quattordici tele tutte realizzate tra il 2021 e il 2022.

I dipinti appartengono tutti a un progetto che trae la sua origine dalle immagini trovate sul web, legate a due temi diversi.

Da una parte, i corpi dei migranti, che giacciono abbandonati sui pavimenti spogli dei cosiddetti centri di accoglienza. “Non-persone”, corpi senza nome e senza volto, ridotti allo statuto di oggetti e “parcheggiati”, come pacchi all’interno di una grande catena di distribuzione, in “ripari” provvisori.

Dall’altra, si trovano una serie di paesaggi, raffiguranti tempeste di sabbia incombenti, le quali non sono altro che effetti di quello che solitamente ed eufemisticamente viene chiamato “cambiamento climatico” e che, invece, più propriamente, dovrebbe chiamarsi “riscaldamento globale”.

Se le immagini del mondo restituite dal web sono “sature”, uniformi e servono unicamente a trasmettere e propagare le informazioni, quelle dipinte da Julie Polidoro sono “insature”, incomplete, instabili e generano contro-informazione, contro-narrazione, sono dei veri e propri atti di resistenza. 

 

SOCIAL DISTANCE by Julie Polidoro is the expanded version of an earlier exhibition staged by the artist at Galerie Valérie Delaunay in Paris. Fourteen canvases, all made between 2021 and 2022, are on display.

The paintings all belong to a project that originates from images found on the web, linked to two different themes.

On the one hand, the bodies of migrants, lying abandoned on the bare floors of so-called reception centres. “Non-persons”, nameless and faceless bodies, reduced to the status of objects and “parked”, like parcels inside a large distribution chain, in temporary “shelters”.

On the other hand, a series of landscapes, depicting impending sandstorms, which are the effects of what is usually and euphemistically called “climate change” and which, instead, more properly, should be called “global warming”.

While the only purpose of the ‘saturated’ and uniformed images conveyed by the web is to transmit and propagate information, those painted by Julie Polidoro are ‘unsaturated’, incomplete, unstable and generate counter-information, counter-narration, they are true acts of resistance.


2023, Galerie Valérie Delaunay, Paris

L’air que je respire n’a pas de bord, Galerie Valérie Delaunay, Paris, 2023

Press Review


2018, Orto Botanico, Roma

Teatro del mondo I, Orto Botanico, Roma, 2018


2019, Italian Cultural Institute, London

Unstitched World, Italian Cultural Institute, London, 2019


2017, Galerie Valérie Delaunay, Paris

Il y a partout du ciel, Galerie Valérie Delaunay, Paris, 2017


2016, Galerie Valérie Delaunay, Paris

Alive Fridge, Galerie Valérie Delaunay, Paris, 2016


2015, Artforthought gallery, Tokyo

The horizon looks at me, Artforthought gallery, Tokyo, 2015


2015, Primo Piano, Paris

Suspended worlds, Primo piano, Paris, 2015